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Bibbia Traduzione Letterale: Salmi Bibbia Traduzione Letterale: Salmi
Bibbia, traduzione letterale

Bibbia Traduzione Letterale: Salmi

La Bibbia come non la avete mai letta

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Descrizione dell’editore

Caso quasi unico nella letteratura mondiale, la Bibbia non è mai riuscita a separare la fase della traduzione da quella dell’interpretazione. Probabilmente per l’ambiguità e per la mutabilità del contenuto, da sempre i traduttori hanno provveduto a inserire la loro interpretazione del testo spacciandola per autentica, non disturbandosi di riportare le proprie scelte interpretative, ma piuttosto aggiungendo note che allontanano ancora di più il significato dal testo originale: è caratteristica in ambito cristiano l’iniezione di contenuti del nuovo testamento o addirittura di speculazioni teologiche successive come lo spirito santo o le profezie. In questa opera, seguendo l'ispirazione di Mauro Biglino, provvediamo invece a tradurre la Bibbia letteralmente. La regola generale per i termini non standard è che, ove una parola ebraica è presente in una singola istanza, oppure in parti diverse con significati diversi, o ancora nel caso che una qualsiasi traduzione potrebbe introdurre nel lettore un bias indesiderato, la decisione è quella di lasciare la parola in un originale fonetico in forma analoga alla versione di BibleHub, per uniformità. Questo è il caso ad esempio di: ‘ĕ·lō·hîm, Yah·weh, Šad·day, ‘El·yō·wn, Rū·aḥ, Kā·ḇō·wḏ, Mal·’aḵ.

Le persone di nomi, aggettivi e verbi seguono scrupolosamente l’originale ebraico, anche riguardo termini controversi come ‘ĕ·lō·hîm, Šad·day, ’Êl, senza risolvere arbitrariamente le contraddizioni. Il genere degli articoli e aggettivi resi in ebraico viene associato al genere del termine ebraico, e non a quello di una delle traduzioni in italiano; questo può naturalmente portare a ulteriori discrepanze del testo rispetto le traduzioni clericali. Nel caso particolare di ‘ĕ·lō·hîm, quando preceduto da articolo determinativo, si è deciso di renderlo sempre come ‘gli ‘ĕ·lō·hîm’, anche quando il termine regge un verbo al singolare. La soluzione appare quasi altrettanto insoddisfacente quanto coniugare l’articolo col verbo, per usare l’aggettivo singolare solo con il verbo al singolare, es. ‘l’‘ĕ·lō·hîm’, e in tutti gli alti casi al plurale, es. gli ‘ĕ·lō·hîm’, ma riteniamo la forma uniforme decisa essere preferibile dal punto di vista della leggibilità e dell’obiettività.

Come noto i Salmi raccolgono una serie di canti di guerra, composti da lamenti, preghiere, richieste di aiuto, ennesime rievocazioni del Pentateuco, maledizioni, il tutto più o meno assortito, da essere cantati. Questi sono infatti  di natura estremamente eterogenea in particolare in riferimento alla distanza temporale variabile che separa ciascun autore dalla presenza (supposta) sulla terra degli ‘Ĕ·lō·hîm.

A Salmi 2: 8 un'appropriata ratifica divina per le pretese degli Israeliani di espropriare le case dei palestinesi sul West Bank.

Non si capisce davvero chi sia il figlio, assumendo ḇar lo significhi, parola aramaica curiosamente incorporata in un testo ebraico, di cui si dice di dover onorare a Salmi 2: 12 . Non dubito i teologi esiteranno a considerarlo una profezia per l'avvento del figlio di Dio.

Interessante la contrapposizione che fa Davide a Salmi 3: 2-3 tra gli ‘ĕ·lō·hîm, che lo trascurano, e Yah·weh, che invece gli fa da scudo.

Il lettore si trova a domandarsi a Salmi 6: 1 chi fosse questo Cus Beniamita con cui si sarebbe intrattenuto Davide. Cus si chiamava il padre di Saul con cui non viene riportato alcun incontro, per la notevole differenza di età. Un altro Cus (lo stesso?) compare in Ester 2: 5 di cui pronipote è riportato Mordecai, cugino del personaggio eponimo. Testo di cui tuttavia si ignora la collocazione temporale.

Traduzione clericale curiosa a Salmi 7: 8. Come si legge in questo testo non compare da nessuna parte ‘el·yō·wn. Non di meno i testi clericali si inventano un'invocazione all'Altissimo!

Invece a Salmi 7: 17 ‘el·yō·wn compare per davvero e come apposizione di Yah·weh. Qualsiasi sia il senso.

Assai interessante la frase a Salmi 8: 5, dove il povero traduttore clericale deve aver trovato impossibile tradurre, come al solito, ‘ĕ·lō·hîm (אֱלֹהִ֑ים) con dio singolare, e allora si avventura traducendolo, senza alcuna base logica, come angeli, plurale, comoda scappatoia, insieme a giudici che usa in altre occasioni. I lettori di questo libro sanno come come tanto per Angeli che per Giudici la lingua ebraica usa completamente altri termini. Per gli altri ricordiamo come la parola ebraica per angeli sia mal·‘ă·ḵê (מַלְאֲכֵ֣י) e per giudici šō·p̄ə·ṭê (שֹׁ֣פְטֵי).

Curiosamente a Salmi 8: 7 il traduttore clericale traduce śā·ḏāy come campo, invece che come onnipotente.

A partire da Salmi 9: 21 il testo cattolico si sfasa rispetto quello ebraico ed evangelico. In particolare il contenuto successivo di questo capitolo compone il capitolo 10 del testo ebraico e questo sfasamento continua quasi fino alla fine del libro.

Probabilmente da Salmi 10: 7 deriva tutta la teologia cristiana sull'inferno per gli empi e la visione del divino per i retti, che naturalmente consoliderà Dante nella Divina Commedia. Per quanto qui da nessuna parte si dica che ciò avvenga dopo la morte, periodo di cui, come noto, gli israeliti si disinteressano completamente.

Si vede chiaramente a Salmi 13: 2-4 come l'aiuto che si chiede a Yah·weh sia, come per tutte le divinità guerriere coeve, il supporto per prevalere contro i nemici in battaglia. Ovviamene si affannano i clericali a sostenere che l'aiuto che si chiede sia per combattere le proprie disposizioni cattive, ma questo è solo possibile fare in modo molto ipocrita e prendendo doviziosamente i singoli versi uno alla volta, millantando che il resto non citato sia di diverso tenore.

A Salmi 17: 7-9 una verosimile descrizione di un’eruzione vulcanica, con tanto di tremori, lancio di lapilli e nuvola di fumo.

C’è da intendere a Salmi 20: 8 che i nemici che il canto attribuisce a Yah·weh sono ovviamente i nemici di Davide per cui questi spera di reclutare lui come alleato!
Salmi 20: 10 è a proposito delle colpe dei padri che non ricadono sui figli!

Curiosamente l’esclamazione a Salmi 21: 1 è la stessa di Gesù sulla croce prima di spirare “‘ê·lî ‘ê·lî lā·māh ‘ă·zaḇ·tā·nî”. Se è un caso, è davvero curioso.

Per chi nutrisse dubbi sul servizio che si richiede a Yah·weh grazie alle lodi sperticate dei salmi precedenti, si pone come chiarificazione Salmi 34: 1-3 e sgg.

Come si legge a Salmi 34: 27-28 in pratica si dice che se Yah·weh combatterà contro i propri nemici, allora lo si loderà e ringrazierà. Un poco come reclutare un mercenario: per quanto sia tanto evanescente il supporto che il pagamento!

Vasto Programma, direbbe De Gaule riguardo quanto vaticinato a Salmi 36: 10-11!

Si chiarisce bene nel passo intorno a Salmi 43: 9 il motivo di questa attenzione al loro ‘ê·lō·hê: la speranza che li conduca in battaglia alla vittoria, come assumono sia stato nel passato. Certo occorrerebbe dire agli Israeliani che non occorrebbe loro dotarsi di bombardieri e carri armati per appropriarsi dei territori ad essi affidati nello stesso tempo da Yah·weh, basterebbe loro piuttosto pregare il loro ‘ê·lō·hê, perché risolva i problemi per loro! Ne beneficerebbe la pace mondiale, per una volta, se la Bibbia fosse seguita più fedelmente…!

Salmi 45: 9 non dovrebbe far pensare che si attribuisca a Yah·weh un compito simile a quello dei berretti verdi dell'ONU! Ovviamente si intende che le guerre finiranno, le lance e i carri saranno distrutti per i nemici loro, non per tutti. Per escludere ogni dubbio, per chi non avesse letto con attenzione il resto del testo, si precisa subito dopo che Yah·weh degli eserciti è con loro.

Assai interessante Salmi 48: 2 dove si mettono a confronto i figli di ’Ā·ḏām con i figli di ’îš, per confermare quanto detto nelle Genesi per cui sull’ ‘ê·ḏen è stato instaurato un nuovo popolo quando fuori già c’era molta altra popolazione, che infatti Caino temeva.

Interessante il rapporto a Salmi 48: 12 tra il fatto che gli ’Ā·ḏām muoiano come gli animali, con la stessa considerazione riguardo gli ‘ĕ·lō·hîm a Salmi 81.

Diciamo che il Salmista non si sia fatto mancare nulla a Salmi 49: 1. Se avesse aggiunto pure Šad·day ed ‘El·yō·wn, che tuttavia compaiono anche loro, rispettivamente al paragrafo 11 e 14, avrebbe completato il Pantheon!

Forse ‘Ū·rî·yāh avrebbe qualcosa da rispondere a Davide quando si pronuncia come a Salmi 50: 4.

Da ricordare per Isaia e la sua falsa profezia sulla nascita verginale di Gesù, come a Salmi 50: 5 il termine ebraico che viene tradotto con concepire è ye·ḥĕ·maṯ (יֶֽחֱמַ֥תְנִי), che non ha nulla a che vedere col termine hā·rāh (הָרָ֖ה), che infatti viene usato per incinta o con un bambino, e mai per concepire.

In effetti era sospetto il disinteresse attribuito agli ‘ĕ·lō·hîm per i sacrifici e gli olocausti manifestato poco prima di Salmi 50: 19 e in occasioni precedenti. Come si vede in questo verso il punto è che non li gradisce se non fatti sul suo altare, dopo (ri)costruite le mura di Gerusalemme.

Evidentemente al folle si attribuisce a Salmi 52: 1 di escludere l’esistenza di “alcun ‘ĕ·lō·hîm”, l’espressione è “’ên ‘ĕ·lō·hîm”, (אֵ֣יאֱלֹהִ֑יםן), quindi non solo di Yah·weh. Evidente di conseguenza in questo brano la chiara attestazione del politeismo, nemmeno dell’enoteismo. La traduzione clericale si inventa un improbabile “Dio non esiste”, se non fosse che poco dopo la stessa struttura “’ên ‘ō·śêh” la traducono correttamente come “nessuno che fa”. Del resto la forma per no è ’al (אַל) e lō (לֹ֥א), non ’ên (אֵ֣ין). Inoltre la forma da tradurre come “non esiste ‘ĕ·lō·hîm”, trattandolo come singolare, sarebbe banalmente “lō hă·yêš ‘ĕ·lō·hîm”, ma hă·yêš, hā·yāh, o altre forme cognate non ci sono per nulla nella frase. La forma invece si attesta proprio nel verso successivo e in altri versi successivi.

Da Salmi 54: 16 appare che quello che si aspetti Davide è che gli ‘ĕ·lō·hîm inviino Yah·weh come loro rappresentante per aiutarlo contro la vendetta di Saul, sorte di Dio della guerra aetico, come Thor o Ares/Marte. Suggeriamo peraltro di consultare 2 Samuele per vedere cosa aveva fatto Davide a Saul per meritarsela.

Si presenta a Salmi 56: 1 un nuovo termine al plurale col verbo al singolare, così come spesso accade con gli ‘ĕ·lō·hîm. L'ebraico ha "haw·wō·wṯ ya·‘ă·ḇōr" (יַעֲבֹ֥ר הַוּֽוֹת׃).

La paura fa evidentemente novanta per Davide, che scomoda a Salmi 56: 2 la maggior parte del consesso celeste in una singola frase.

A Salmi 57: 3 si mostra come si credesse nella natura innata del male. Quasi una corruzione della tradizione buddhista che rende cetana, la volizione, anche lei risultato del kamma! Così come in quella dottrina falsa, ovviamente sparisce la responsabilità etica e di conseguenza ogni possibilità di salvarsi, ma anche di responsabilità per non farlo.

Anche a Salmi 57: 12 ci si riferisce agli ‘ĕ·lō·hîm con un verbo al plurale: šō·p̄ə·ṭîm (שֹׁפְטִ֥ים).

La natura militare dei Salmi e il tipo di aiuto che si chiede agli ‘ĕ·lō·hîm vengono evidenziati ancora a Salmi: 59: 12, dove si chiarisce che l’esercito è valoroso solo se prima gli ‘ĕ·lō·hîm calpesteranno e disperderanno i nemici.

A meno che Davide non si trovasse in Siberia… si chiarisce, a Salmi 60: 2, per ci avesse ancora dubbi, che ’ā·reṣ, quanto fatto dagli ‘ĕ·lō·hîm nella Genesi, sta per il piccolo territorio dove vivevano loro, e non per tutta la terra!

Di nuovo appare la distinzione dei figli di ’Ā·ḏām da quelli di ’îš in Salmi 61: 9.

Considerando che il popolo ebraico è vissuto sempre di saccheggi e massacri, ha dell'ironico l'ingiunzione a Salmi 61: 10; come al solito probabilmente va inteso nei confronti solo del proprio popolo, non per gli altri.

Si nota Salmi 67: 16 come si indichi Yah·weh come distinto dagli ‘ĕ·lō·hîm, tanto da aggiungersi a essi come inquilino del monte.

Ovviamente non si intende attribuire a Yah·weh alcun impulso pacifista a Salmi 67: 30. Quello di cui ci si preoccupa è se facciano guerra contro di loro. Se sono gli Israeliani ad amare la guerra, va ovviamene benissimo!

Non si può non pensare a Gesù sulla croce riguardo l'aceto dato da bere a Salmi 68: 21; sicuramente i clericali parleranno di profezia, quando invece probabilmente chi lo ha fatto conosceva questo passo e si è ispirato a esso, o ancora più probabilmente fosse questa una forma di tortura ben nota.

A volte si cade nell’ironico come quando Davide in Salmi 69: 2, dove questi in numerosi salmi augura i peggiori castighi sui suoi nemici per poi attribuire ciò al fatto che gli augurino il male!

Da notare passando come Davide si “spertichi” in ogni modo alternando lusinghe, lamenti, pentimenti e tutto l’armamentario che ancora oggi esibisce il fedele, senza naturalmente che né Yah-weh, né alcuno degli ‘ê·lō·hîm risponda in alcun modo, se non occasionalmente col classico scioglimento del sangue di san Gennaro o suoi prodromi più notori. Tutto fino a lanciarsi nel salmo 71 in una sorta di proiezione su come sarà bello il mondo quando gli ‘ê·lō·hîm torneranno, evidentemente ignaro o immemore del costo che hanno richiesto questi nel Pentateuco per i loro servigi!

In Salmi 72: 22 è presente una divertente replica a parti invertite delle beffe di Yə·rub·ba·‘al allorché Asaf sembra sfidare Yah·weh in modo assai simile a Gedeone, incidentalmente con gli identici risultati, visto che gli ‘ê·lō·hîm, semmai ci siano mai stati, se ne sono andati da tempo!

Non si capisce l'evento a Salmi 73: 14 da dove sia stato preso. Sembra come che la man sia composta del corpo del liw·yā·ṯān!

Come si vede anche Salmi 73: 23 sembra che l'obiettivo prioritario dei Salmi sia quello di arruolare Yah·weh e gli ‘ê·lō·hîm, assumendo che abbiano i loro stessi nemici e intimando loro di tenere i loro impegni. Ovviamente non c'è alcun segno che ciò avvenga, come non potrebbe del resto essere. Ma loro, non deflessi, continuano a invocare, ancora al giorno d'oggi.

Ovviamente a Salmi 76: 17 si parla di fulmini e tuoni.

Segue logicamente da Salmi 77: 9-10 come l'alleanza con ‘ê·lō·hîm riguardasse in realtà mantenere le alleanze in battaglia tra i popoli e più specificamente tra i discendenti di Giacobbe.

Abbastanza evidente come l'evento riportato a Salmi 77: 31 riguardi l'intossicazione collettiva all'ingestione di uccelli putrefatti caduti nel deserto.

A Salmi 77: 44 si celebra ’Êl che avrebbe avvelenato i fiumi per far morire di sete la gente. Salute! Poi si prosegue con altri eventi naturali che si sono abbattuti sui nemici, di cui ovviamente si rallegrano, essendo la malevolenza la trama costante di questo libro, e così li attribuiscono alle potenze personificate del cielo, piuttosto che alla sorte, o al kamma, con l'illusione di poterli così controllare, indipendentemente dalle loro azioni.

Quando poi il vento cambia ed è a loro che capitano eventi avversi, ovviamente attribuiscono il tutto ai comportamenti del popolo nei loro confronti, come a Salmi 77: 56, auspicando che cambiando questi i problemi si risolvano. Ovviamente la cosa può essere comprensibile per un popolo che aveva nozioni scientifiche del tutto inadeguate, per quanto altrove con le stesse nozioni scientifiche e in tempo contemporaneo si era congegnata la dottrina del kamma che per lo meno aveva ricadute etiche, funzioni essa o meno, piuttosto che fideistiche e del tutto dietrologiche, come in questo libro. Meno lo è quando in tempo odierno la gente ancora crede a questa dottrina, pensando che una preghiera o un sacrificio conti come un atto. Fino al punto di avere organizzazioni criminali come la 'ndrangheta che la seguono entusiasticamente per i loro delitti.

Il vento cambia di nuovo a Salmi 77: 65-66.

Come si vede a Salmi 77: 67 le maledizioni se le scambiano tra cugini, in questo caso dimenticandosi di quanto era successo nella Genesi e della venerazione che avevano per Giuseppe stesso e l'amicizia con gli altri figli di Giacobbe.

A Salmi 78: 6 si osserva con disappunto che vengano puniti anche se fanno tutto quanto prescritto e allora se la prendono con le potenze del cielo, domandandosi perché chi non le invoca non abbia i loro guai.

Diciamo che a Salmi 79: 1-2, Yah-weh venga dettagliato come un dio per i famosi quattro gatti.
Salmi 79: 8 è particolarmente appropriato per i trattati dopo la seconda guerra mondiale e successivi che hanno strappato la Palestina ai suoi abitanti per darla a loro.

Il famigerato Salmo 81 comincia in modo bizzarro a Salmi 81: 1, evidente conseguenza di traslitterazioni che hanno evidentemente colpito anche questo capitolo con conseguenze contraddittorie. Così appare che ‘ê·lō·hîm giudichi ‘ê·lō·hîm stessi! Ovviamente i clericali si affannano per mistificare ulteriormente il salmo, tanto da intitolarlo “Condanna dei giudici iniqui”, curiosamente nemmeno loro azzardandosi a tradurre nel salmo nemmeno una volta ‘ê·lō·hîm come giudici, anzi non potendo esimersi dall’ammettere il politeismo non potendo tradurre il secondo ‘ê·lō·hîm al singolare!

Evidentemente a Salmo 81: 3 ci si rivolge agli ‘ê·lō·hîm col verbo al plurale, anche nelle traduzioni clericali, dove per un volta traducono ‘ê·lō·hîm al plurale pure loro.

Curioso poi come a Salmi 81: 4 si critichino gli ‘ê·lō·hîm di non seguire principi etici, quando ciò non è mai sembrato una lor preoccupazione sin dai tempi antichi, tenendo piuttosto al loro soave odore di carne bruciata e al potere a ogni prezzo!

Dirimente per fare pulizia di tutte le pretese di immortalità dell’ente supremo e della sua singolarità, Salmi 81: 6-7 dove si afferma sembra ombra di dubbio la filiazione degli ‘ê·lō·hîm da ‘El·yō·wn, e persino la loro mortalità!

E infine a Salmi 81: 8 ci si rivolge a ‘ê·lō·hîm al singolare, e il traduttore clericale, tutto contento, torna a tradurre ‘ê·lō·hîm al singolare, facendo finta di nulla.

Evidentemente, come si vede a Salmi 82: 8 la discendenza di Lot, cugino di Abramo che questi aveva salvato da Sodoma, ora è diventata un nemico da abbattere.

A Salmi 85: 2, in un eccesso di modestia… Davide si definisce, da solo, il sîḏ. Articolo determinativo che, se anche non lo si vuole rendere come "il vero" come si avventurano a fare i traduttori clericali, anche traducendo come in italiano indica esaltarsi non poco.

Evidentemente a Salmi 85: 8 si proclama che Yah·weh sia il migliore degli ‘ê·lō·hîm, per loro ovviamente, non l'unico. Si noti in particolare come i traduttori clericali, questa volta, non si azzardano a mistificare e traducono quasi letteralmente, fino al punto di tradurre ‘ê·lō·hîm, propriamente, come dèi, una volta che si sia ovviamente reso arbitrariamente ‘ê·lō·hê come dio.

Alquanto misterioso Salmi 86: 5-6. Sembra si sottintenda che tutto il mondo conosciuto è nato a Sion sotto la cura di ‘el·yō·wn. Probabilmente si intende che questi sovrintenda sui rispettivi ‘ê·lō·hîm delle diverse popolazioni.

Una nuova gemma sulla reale teologia ebraica emerge a Salmi 88: 6 . Come si legge si fa un paragone tra Yah·weh e gli altri figli di ‘ê·lîm, probabile corruzione di ‘ê·lō·hîm, facendo ovviamente intendere che lo fosse pure lui e che avesse come fratelli altri figli di ‘ê·lō·hîm! Questa volta il traduttore clericale si preoccupa della cosa e traduce avventurosamente come "angeli di Dio", quando ovviamente la parola mal·’aḵ non figura nemmeno come ispirazione! Probabile invece il riferimento al famoso verso di Genesi 6: 2, con l'evidente obiettivo di rinforzare la teologia artificiale di questi individui quali angeli caduti. Per quanto, come si vede sul verso della Genesi, lì ḇə·nê lo traducono correttamente pure loro come figli, e non come angeli, come qui.

Si noti a Salmi 89: 2 come non si attribuisca né agli ‘ê·lō·hîm, né a Yah-weh la realizzazione di montagne, ‘e·reṣ e tê·ḇêl. In effetti nessuno dei verbi della frase è alla seconda persona singolare. Inaspettatamente anche i traduttori clericali italiani traducono correttamente senza realizzare attribuzioni inesistenti, quando invece quelli anglosassoni si inventano una seconda persona singolare nel secondo verbo inesistente. Si conferma anche qui, in effetti, come per i redattori biblici, a partire da Mosè qui citato, sembra che l'intervento di questi personaggi sia avvenuto a partire dalla fuga dall'Egitto, non dagli eventi raccontati nella Genesi, che devono essere stati conseguentemente aggiunti in un tempo successivo, probabilmente come prestiti da altre leggende, verosimilmente quelle Sumero-Accadiche.

Assai interessante Salmi 94: 3 dove si proclama che Yah-weh sia un grande ’êl, spingendo a domandarsi chi fossero gli altri. Curiosità che viene rinforzata al verso successivo dove si dice persino che sia il re di tutti gli ‘ê·lō·hîm, peraltro in ciò usurpando ‘El·yō·wn, ma nondimeno stabilendo una gerarchia, alla faccia del dio unico! Da notare come anche i traduttori clericali traducano quasi letteralmente, senza ovviamente farsi domande.

Salmi 95: 4-5 è interessante per diversi ordini di motivi. Il primo è ovviamente che si dice di lodare Yah-weh sopra gli altri ‘ê·lō·hîm, riconoscendo ce ne siano anche altri ugualmente da lodare... sebbene un poco meno! La seconda è che si dice che gli ‘ê·lō·hîm degli altri popoli siano ’ĕ·lî·lîm, curiosa parola che ha la forma di un plurale di ’êl, ma che a volte viene tradotta come idolo; in questo modo facendo intendere che Yah-weh presidierebbe un consesso di idoli, peggiorando drasticamente la situazione. L'ultima è che si torna a dire che questi abbia creato il cielo, per quanto similmente a come direbbe un bambino con i suoi compagni vantando, o millantando, le capacità di suo padre rispetto i padri degli altri, quando precedentemente nei Salmi  sembrava si facesse risalire il suo intervento solo a partire dall'uscita dall'Egitto.

Di nuovo a Salmi 96: 7 si afferma la gerarchia tra Yah-weh e gli altri ‘ê·lō·hîm, che ovviamente si distinguono dagli ’ĕ·lî·lîm citati poco prima, pur se si dovessero essi tradurre come idoli. Curiosamente anche in questo caso i traduttori clericali fanno finta di nulla e traducono letteralmente, senza domandarsi chi siano questi dei che debbano adorarlo.

La gerarchia si ribadisce a Salmi 96: 9, anche in questo caso riportata fedelmente dai traduttori clericali, quasi si parlasse di Giove a capo degli dei dell'Olimpo! Si noti in particolare com in tutti questi casi si traduca ‘ê·lō·hîm con dei, facendo un bel falò di millenni di studi filologici farlocchi per far intendere, solo per la parola ‘ê·lō·hê, il plurale come un singolare di maestà.

Come detto a Salmi 98: 6, che Samuele chiamasse, non c'è alcun dubbio, ce se sono invece numerosi, consultando 1 Samuele, che ricevesse risposte!

E dire che si attribuisce a Yah-weh il diritto, quando a Salmi 100: 8 il redattore si fa accusatore, giudice e boia, e solo per cominciare!

Ci dichiariamo sopraffatti dalla novità del salmo a Salmi 101: 1... un nuovo lamento!

A Salmi 103: 21, secondo la famosa storiella, si potrebbe aggiungere che anche la preda pregherà perché il leone non la prenda! Ma abbastanza normalmente nella Bibbia si prende sempre la parte del predatore, mai della vittima, almeno che non siano loro.

Si dice chiaramente a Salmi 104: 44 come la loro attività precipua fosse quella di sottrarre le terre ai loro abitanti. Non diversamente del resto da quanto è accaduto di nuovo in Palestina nei tempi odierni, procedura di cui c'è appunto una giustificazione nei loro testi sacri, che di nuovo ci si domanda perché siano anche stati adottati dai Cristiani.

Se si mangiano cadaveri putrefatti, probabilmente non avendo altro da mangiare, come si dice a Salmi 105: 28-29, per l'intossicazione alimentare non serve né Yah·weh, né ḇa·‘al Pə·‘ō·wr!

Appare a Salmi 105: 34-35 come Yah·weh pretendeva dai suoi fedeli maggiore crudeltà di quella che avevano, tanto da punirli per non aver realizzato appropriatamente una pulizia etnica dei territori occupati! Evidentemente gli Israeliani cercano di sanare il loro peccato ancora al giorno d'oggi quando si impegnano a massacrare i Palestinesi.

A prescindere da ogni altra considerazione risulta davvero curioso come il Dio onnipotente creatore dei cieli e dei mondi e di tutte le cose, metta al centro della sua vita la famiglia di Giacobbe, come si legge a Salmi 107: 7-8, e i loro nemici, come si vede al paragrafo successivo.

Intanto che aspettano l'aiuto degli ‘ĕ·lō·hîm, come da Salmi 107: 13, che non arriva mai, come ovviamente non può arrivare, tranquillamente si dotano gli Israeliani di aerei da combattimento e carri armati per svolgere gli stessi compiti.

Interessante la resa poetica e indifferente di Salmi 110: 6 per indicare l'occupazione di terre con genocidio dei suoi abitanti. Allo stesso modo si potrebbe dire che a Israele è stata data in eredità la nazione di Palestina!

Si noti a Salmi 114: 3 come Yah·weh sia finito sui cieli, quando si era sempre detto che camminava in mezzo a loro al contrario degli altri ‘ĕ·lō·hîm prodotto d'uomo, come in effetti si ribadisce nei paragrafi successivi; per quanto ci si domanda come qualcuno nei cieli possa fare quello che si reputa impossibile per gli altri ‘ĕ·lō·hîm.

Dopo paginate di affermazioni di fiducia incondizionata nei confronti di Yah·weh il redattore sembra nutrire a Salmi 118: 116 qualche dubbio sul fatto che siano campate in aria e finiscano per metterlo in ridicolo.

Ed ecco a Salmi 118: 126 che gli mette anche un poco di fretta. Certamente impressionante la quantità di fiducia affidata senza ricevere alcun riscontro. Un sogno per molti predicatori odierni.

Si parla spesso dei mussulmani che vedono il destino delle donne in casa, ma si vede a Salmi 127: 3 come anche la Bibbia ebraica, e conseguentemente i cristiani che la hanno adottato, prescrive simili comportamenti come segno di felicità e segno del favore di Yah·weh.

Curioso come a Salmi 131: 5 i traduttori clericali, forse stanchi di ripetere che questa gente continuava a invocarlo senza che, ovviamente, mai si presentasse, li trasformano in una sorta di agenti immobiliari che cerchino una dimora adatta per lui, facendo così credere che lo abbiano trovato.

Lo spesso recitato in chiesa Salmo 135 prende una nuova forma molto più ragionevole quando la parola ḥe·seḏ smette di essere tradotta come amore e misericordia mentre... si compiono stragi!

Tra le varie beatitudini, compare a Salmo 136: 9 quella di poter fracassare i piccoli dei Babilonesi contro le rocce…!

Il traduttore clericale, evidentemente disperato di fronte a Salmo 137: 1, non potendo tradurre ‘ĕ·lō·hîm come Dio, né tanto meno come dei, si inventa la bizzarra traduzione come angeli, la cui resa in ebraico sappiamo bene essere invece mal·‘ă·ḵîm, oltre ad aggiungere arbitrariamente la parola Signore, quando non è presente in quel verso né adonai, né Yah·weh. Leggiamo in effetti nel verso qui tradotto letteralmente il rischio esiziale di fronte a cui si sono trovati, se avessero tradotto questo passo al modo in cui hanno fatto altrove.

Interessante, per quanto per motivi ancora non del tutto chiari, la contrapposizione a Salmi 139: 1 tra ’ā·ḏām e ’îš; naturalmente il traduttore clericale traduce entrambi come 'uomo' e evita del tutto il problema.

Si potrebbe chiosare a Salmi 139: 2 "Senti chi parla!": praticamente l'intero libro si occupa di organizzazione militare per occupare territori massacrando i loro abitanti, e ora si lamentano dei cattivi che si organizzano per combattere, magari proprio per prevenire ciò!

La coda di paglia di Davide a Salmi 141: 2 . Praticamente tutti sono colpevoli e quindi nessuno è colpevole! Se vi ricorda l'episodio delle donna salvata da Gesù dalla lapidazione, probabilmente non vi sbagliate. Gesù in effetti amava rovesciare i contenuti del vecchio testamento in modalità Zen, per rovesciarne il significato. Nel caso di Davide evidentemente per sgravarsi dalle sue gravi colpe, nel caso di Gesù per mostrare che nessuno è migliore di altri per poterli giudicare.

Curiosamente anche il traduttore clericale traduce Salmi 143: 15 in modo abbastanza corretto. L'evidente significato è che è beato chi adotta un ‘ê·lō·hê piuttosto di un altro, così assumendo che ne esistano parecchi tra cui scegliere.

Il senso è quello di una pubblicità come quella di un detersivo dove si dice che è fortunata la massaia che usi questo invece di un altro.

La sezione che inizia a Salmi 147: 1 costituisce la seconda parte del capitolo 147 della versione ebraica. In pratica si sincronizza la numerazione dei capitoli che si era persa nei primi capitoli.

GENERE
Religione e spiritualità
PUBBLICATO
2017
29 ottobre
LINGUA
IT
Italiano
PAGINE
323
EDITORE
None
DIMENSIONE
24,3
MB

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